Gli effetti del volo aereo sul corpo umano sono numerosi e complessi, influenzati da vari fattori ambientali all’interno della cabina.
Le cabine degli aerei di linea sono pressurizzate a un’altitudine equivalente tra 1.830 e 2.440 metri sopra il livello del mare, significativamente diversa dalla pressione atmosferica a cui siamo abituati a vivere. A queste altitudini, la pressione parziale di ossigeno diminuisce progressivamente, incidendo sulle nostre funzioni biologiche essenziali. Inoltre, parametri come temperatura e umidità dell’aria vengono modificati rispetto all’ambiente esterno per garantire il massimo comfort durante il volo.
Questi cambiamenti, sebbene mirati a migliorare l’esperienza di viaggio, possono avere varie conseguenze sul nostro corpo. Nella quasi totalità dei casi, si verificano effetti semplici e transitori, come capogiri, vertigini, affaticamento e mal di testa. Talvolta, allo sbarco si avverte comunemente una sensazione di malessere generalizzato. Le variazioni di umidità e di pressione dell’aria all’interno della cabina possono influenzare anche udito, olfatto e senso del gusto, seppur temporaneamente.
Le conseguenze delle variazioni di pressione in aereo
Le variazioni di pressione all’interno della cabina di volo possono comportare una variazione della pressione interna del nostro organismo.
In seguito ad un viaggio in aereo si possono verificare malattie tecnicamente definite “disbarismi”, tra le quali le più frequenti sono l’aerotite media, la sinusobaropatia, l’aerodontalgia ed il meteorismo intestinale.
Il meccanismo fisiopatologico comune a tutte è correlato all’aumento di volume delle raccolte gassose presenti nell’organismo, nei vari distretti anatomici (orecchio, naso, cavità dentali, intestino), a causa della diminuzione della pressione esterna e aumento di quella interna. Gli effetti sono differenti a seconda della sede anatomica interessata, alcune varianti anatomiche, ad esempio dell’orecchio e delle cavità nasali, possono predisporre certi individui rispetto ad altri.
La differenza di pressione è responsabile anche dello sbadiglio, così frequente non solo per stanchezza a fine volo, importante riflesso respiratorio finalizzato ad equilibrare rapidamente la pressione nei timpani.
Come i cambiamenti di temperatura e umidità influiscono sull’organismo umano
Quando si prende un volo aereo è normale essere esposti a bruschi sbalzi di temperature e umidità. Si tratta di situazioni che possono verificarsi nel passaggio dall’ambiente esterno ad ambienti climatizzati, quali gli spazi aeroportuali o la cabina di volo.
Ciò può portare all’insorgenza di una sindrome da raffreddamento: si tratta di quadro clinico similinfluenzale causato da situazioni ambientali tipiche dell’ambiente del volo.
Tra queste, ad esempio, il microclima della cabina che, soprattutto nei lunghi voli intercontinentali, nonostante l’uso di impianti tecnologicamente avanzati di climatizzazione, non sempre riesce ad essere ottimale per umidità e ionizzazione, risultando così maggiormente irritante sulla mucosa rino-faringea ed esponendola quindi maggiormente all’aggressione da parte di virus patogeni.
A questo si aggiunge, soprattutto nei voli intercontinentali, l’esposizione a rapide variazioni di temperatura per latitudine diverse, della località da dove si parte rispetto a quella da dove si arriva. Un certo peso, nello sviluppo del quadro, lo hanno anche lo stress psicofisico da viaggio e soprattutto il jet-lag, che contribuiscono a ridurre le difese dell’organismo.
I rischi della disidratazione durante un volo aereo
Durante un volo aereo, il nostro corpo tende a disidratarsi significativamente. Un viaggio di tre ore può comportare la perdita di fino a 1,5 litri di acqua, principalmente tramite sudorazione, senza che ce ne rendiamo conto.
È comune, anche dopo solo un’ora di volo, avvertire secchezza oculare – particolarmente fastidiosa per chi porta lenti a contatto – e secchezza delle mucose del naso, della bocca e della gola. Per questi motivi, è fondamentale assumere una quantità adeguata di liquidi per mantenersi costantemente idratati.
Il rischio maggiore, sebbene raro in soggetti in buone condizioni di salute, è il verificarsi di un episodio di Trombosi Venosa Profonda (TVP) agli arti inferiori. Questa è una condizione grave che può essere prevenuta principalmente con l’idratazione, il movimento (per quanto possibile durante il volo) e, sotto consiglio medico, con l’uso di antiaggreganti o anticoagulanti per chi è a maggiore rischio.
Le persone più vulnerabili alla disidratazione, con conseguenze potenzialmente più gravi, sono gli anziani, i malati cronici, le donne in gravidanza e i bambini. Per tutti è consigliabile bere abbondantemente acqua naturale, evitando bevande gassate, acqua frizzante e soprattutto alcolici, che invece favoriscono la perdita di liquidi. Nei viaggi a lunga tratta, è consigliato l’uso di lacrime artificiali o colliri umidificanti e lubrificanti, oltre a creme idratanti.
Mantenerci idratati durante il volo è quindi essenziale per il nostro benessere e per prevenire possibili complicazioni.
Anemia e riduzione dell’ossigeno durante un volo aereo
Durante un volo di linea, la pressione ambientale di ossigeno nell’ambiente si riduce di circa il 25% rispetto al livello del mare.
Nel nostro organismo l’ossigeno viene trasportato in circolo grazie all’emoglobina contenuta nei globuli rossi; per questo motivo prendere un volo aereo può essere rischioso per i soggetti gravemente anemici, in quanto non dispongono di una quantità di emoglobina sufficiente per far fronte alla condizione ipossica, di minor disponibilità di ossigeno, tipica di questa situazione.
Questa è la motivazione per cui durante la valutazione aeromedica per le certificazioni di pilotaggio, al personale di volo viene effettuata una misurazione della concentrazione di emoglobina nel sangue. Si tratta di un esame essenziale per garantire che i membri dell’equipaggio possano mantenere adeguati livelli di ossigenazione durante il volo, preservando così la loro salute e sicurezza.
L’impatto delle radiazioni ionizzanti sui frequent flyers
Durante un volo di otto ore da Milano a New York, i passeggeri sono esposti a una dose di radiazioni cosmiche ionizzanti pari a 0,03 mSv, leggermente superiore a quella di una radiografia al torace, che è di 0,02 mSv. Pertanto, un viaggio di andata e ritorno equivale a ricevere l’esposizione di tre radiografie al torace in pochi giorni. Alla luce di questi dati, viene naturale chiedersi se prendere frequentemente l’aereo possa essere pericoloso da questo punto di vista.
In realtà, l’esposizione alle radiazioni ionizzanti durante il volo dipende principalmente da due fattori: l’altitudine e la durata del volo. Gli aerei di linea volano tra 8.500 e 12.000 metri di altitudine, un intervallo ottimale per bilanciare consumi, velocità e tempi di percorrenza. A queste altitudini, l’esposizione alle radiazioni cosmiche ionizzanti è costante, ma aumenta al crescere dell’altitudine.
Un altro aspetto da considerare è la durata del volo: sono necessarie circa 288 ore di volo all’anno, ovvero 24 ore al mese, per raggiungere la dose di 1 mSv/anno, il limite indicato dalla normativa italiana ed europea per i lavoratori radioesposti (categoria che include tutto il personale di volo).
Per chi vola meno di 288 ore effettive all’anno, equivalenti a circa un giorno di volo al mese, il rischio da radiazioni ionizzanti cosmiche è trascurabile. Tuttavia, per chi supera questa soglia, è consigliata una sorveglianza sanitaria specifica, non obbligatoria per i non lavoratori, per monitorare eventuali effetti a lungo termine, come il rischio aumentato di cataratta retrocapsulare.
La cinetosi aerea: cause e soluzioni per il “mal d’aria”
La cinetosi aerea, comunemente conosciuta come “mal d’aria,” è una condizione che prevede una serie di disturbi che si manifestano quando si è a bordo di un aereo.
Questo fenomeno si verifica quando il sistema nervoso centrale riceve messaggi contrastanti dai vari sistemi sensoriali dell’equilibrio, tra cui orecchie, occhi, e recettori tattili di pressione e muscolo-articolari. I sintomi tipici comprendono vertigini, nausea, pallore, vomito, sudorazione fredda e salivazione eccessiva.
Per alleviare questi sintomi, esistono farmaci da banco (sotto forma di pastiglie o gomme da masticare) contenenti un principio attivo a base di antistaminici, da assumere ai primi segnali di malessere. Per chi ha già avuto episodi di cinetosi aerea, è consigliabile prevenire il disturbo utilizzando cerotti a base di scopolamina da applicare dietro le orecchie prima del volo. In alternativa, per chi non può o non vuole utilizzare farmaci, esistono metodi non farmacologici, come i bracciali che sfruttano la pressione su punti specifici del corpo, ideali soprattutto per bambini e donne in gravidanza, per i quali i farmaci possono avere controindicazioni.
Controindicazioni al volo per motivi di salute
In generale, volare è sicuro per la popolazione che si trova in buone condizioni di salute, in quanto gli effetti del volo aereo sono irrilevanti o quantomeno transitori.
Tuttavia, per alcune persone affette da specifiche patologie, volare può essere controindicato o addirittura proibito. Innanzitutto, bisogna distinguere tra malattie croniche, generalmente più gravi, e affezioni acute.
Tra le malattie croniche che rappresentano una chiara controindicazione al volo vi sono le forme gravi e non compensate di malattie respiratorie e cardiocircolatorie, come enfisema cronico, asma grave, cardiopatie ischemiche instabili, anemie carenziali o congenite, trombosi venose ed episodi di embolia polmonare. Il volo è anche sconsigliato a chi soffre di patologie respiratorie acute, come rinofaringite o sindrome influenzale, a causa del rischio infettivo per gli altri passeggeri in un ambiente chiuso come la cabina dell’aereo.
Inoltre, secondo le linee guida, il volo è altrettanto sconsigliato a persone che, negli ultimi dieci giorni, hanno avuto occlusioni intestinali, pneumotorace, interventi di chirurgia toracica, addominale o oculare, episodi ischemici cardiaci o cerebrali.
Altre controindicazioni includono carie dentarie non trattate adeguatamente, sindromi ansiose con attacchi di panico, spesso legate alla paura di volare (aerofobia). In aggiunta, per motivi legati alla pressione, è sconsigliato volare a chi ha praticato attività subacquea nelle 24 ore precedenti il decollo.