La carenza globale di piloti è una realtà ormai sotto gli occhi di tutti: secondo le stime più recenti, mancherebbero all’appello oltre 80.000 piloti nel mondo. Di fronte a questa crisi, le compagnie aeree stanno valutando ogni possibile soluzione, e tra le proposte più discusse vi è l’innalzamento dell’età pensionabile dei piloti.
Negli Stati Uniti si discute di alzare il limite dai 65 ai 67 anni, una misura che permetterebbe a migliaia di professionisti esperti di continuare a volare ancora per un paio d’anni. Altri Paesi, come Canada, Australia e Giappone, hanno già adottato limiti più flessibili, o addirittura li hanno eliminati del tutto per alcune licenze.
Ma al centro del dibattito resta una domanda chiave: è davvero sicuro permettere ai piloti più anziani di continuare a volare?
Esperienza vs. invecchiamento: cosa dice la scienza
Due studi recenti hanno analizzato in profondità questo tema, offrendo risultati che meritano attenzione.
Il primo, condotto dall’Embry-Riddle Aeronautical University, ha esaminato i dati sugli incidenti aerei tra il 2002 e il 2016. I risultati sono sorprendenti: non si è registrato un aumento significativo degli incidenti tra i piloti con più di 61 anni, a parità di ore di volo. In pratica, l’esperienza acquisita in anni di lavoro riesce a compensare ampiamente le fisiologiche riduzioni delle capacità cognitive che possono sopraggiungere con l’età.
Il secondo studio, realizzato dalla Stanford University School of Medicine, ha valutato le prestazioni cognitive e operative di 118 piloti americani, monitorandoli per tre anni. Anche in questo caso, i piloti più anziani hanno dimostrato migliori abilità comunicative e una maggiore efficacia in alcune manovre critiche, proprio grazie all’esperienza accumulata.
Questi dati suggeriscono quindi che l’età, da sola, non è un indicatore affidabile dell’idoneità al volo.
Una risorsa da valorizzare
La figura del pilota esperto non è solo preziosa per la sicurezza del volo, ma rappresenta anche una risorsa fondamentale per la formazione e il mentoring delle nuove generazioni. In un’epoca in cui le scuole di volo faticano a tenere il passo con la domanda e i piloti militari, da sempre serbatoio di risorse qualificate, sono sempre meno numerosi, non possiamo permetterci di perdere un tale patrimonio di competenze.
Rimandare l’età del ritiro, ovviamente, non significa trascurare la sicurezza. È essenziale che ogni pilota in attività venga sottoposto a valutazioni medico-aeronautiche rigorose e aggiornate, capaci di verificare l’idoneità fisica e cognitiva a prescindere dall’età anagrafica.
Il ruolo chiave della medicina aeronautica
Spetta proprio ai medici aeronautici il compito di mantenere alto il livello di sicurezza del volo, sviluppando protocolli sanitari sempre più precisi, che accompagnino i piloti lungo tutta la loro carriera. Grazie ai progressi della medicina e alla diffusione di stili di vita più sani, oggi è sempre più comune trovare piloti in eccellenti condizioni anche oltre i 65 anni.
Una nuova rotta da tracciare
Il dibattito sul tema è ancora aperto, anche in Europa. Ma una cosa è certa: in un settore in costante espansione e con crescente bisogno di personale qualificato, è tempo di riconsiderare con intelligenza e realismo i limiti imposti dall’età. I piloti “senior” non sono un ostacolo al cambiamento, ma una risorsa preziosa da cui ripartire.