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Piloti e pensionamento: il valore dell’esperienza in cabina di pilotaggio
minormaior2025-03-25T09:04:41+01:00La carenza globale di piloti è una realtà ormai sotto gli occhi di tutti: secondo le stime più recenti, mancherebbero all’appello oltre 80.000 piloti nel mondo. Di fronte a questa crisi, le compagnie aeree stanno valutando ogni possibile soluzione, e tra le proposte più discusse vi è l’innalzamento dell’età pensionabile dei piloti. Negli Stati Uniti si discute di alzare il limite dai 65 ai 67 anni, una misura che permetterebbe a migliaia di professionisti esperti di continuare a volare ancora per un paio d’anni. Altri Paesi, come Canada, Australia e Giappone, hanno già adottato limiti più flessibili, o addirittura li hanno eliminati del tutto per alcune licenze. Ma al centro del dibattito resta una domanda chiave: è davvero sicuro permettere ai piloti più anziani di continuare a volare? Esperienza vs. invecchiamento: cosa dice la scienza Due studi recenti hanno analizzato in profondità questo tema, offrendo risultati che meritano attenzione. Il primo, condotto dall’Embry-Riddle Aeronautical University, ha esaminato i dati sugli incidenti aerei tra il 2002 e il 2016. I risultati sono sorprendenti: non si è registrato un aumento significativo degli incidenti tra i piloti con più di 61 anni, a parità di ore di volo. In pratica, l’esperienza acquisita in anni di lavoro riesce a compensare ampiamente le fisiologiche riduzioni delle capacità cognitive che possono sopraggiungere con l’età. Il secondo studio, realizzato dalla Stanford University School of Medicine, ha valutato le prestazioni cognitive e operative di 118 piloti americani, monitorandoli per tre anni. Anche in questo caso, i piloti più anziani hanno dimostrato migliori abilità comunicative e una maggiore efficacia in alcune manovre critiche, proprio grazie all’esperienza accumulata. Questi dati suggeriscono quindi che l’età, da sola, non è un indicatore affidabile dell’idoneità al volo. Una [...]